Acqua termale
L'acqua termale utilizzata presso Bibione Thermae sgorga a 52°C da una fonte situata nell'entroterra bibionese a oltre 500 metri di profondità. In base alla temperatura e al residuo fisso, tale acqua viene classificata come ipertermale, medio minerale, e in base al D.L.105 del 25.01.92 viene classificata come alcalina bicarbonato sodica fluorata.
Grazie alle sue peculiarità, l’acqua termale di Bibione Thermae viene riconosciuta per le sue proprietà terapeutiche anche dal Ministero della Sanità (decreti n. 2918 e 2950 del 1996), pertanto alcuni cicli di cure effettuabili presso le Terme di Bibione sono convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La scoperta e la potenzialità delle acque termali venete della bassa pianura padana si devono alle indagini geologiche avviate dall'AGIP tra il 1960 e il 1970 mirate alla ricerca di idrocarburi, proseguite da insigni studiosi del C.N.R. e di varie università italiane. Queste ricerche hanno portato alla scoperta dell'ultima grande risorsa idrica di Bibione: le acque ipertermali che scaturiscono dal basamento carbonatico mesozoico, il cui utilizzo ha permesso la realizzazione delle Terme ed impresso una svolta importante nell'immagine e nell'offerta dei servizi della stazione balneare di Bibione.
Le indagini geologiche hanno rilevato un'anomalia geotermica che ha il suo apice nella frazione di IV° Bacino del Comune di San Michele al Tagliamento (VE), 5 km a nord di Bibione, a una profondità di 500 m circa e ad una temperatura di 52°C. Le falde idriche sono alimentate normalmente da acque meteoriche d'infiltrazione, il cui bacino di ricarica investe l'ampio territorio a monte dell'areale in oggetto, fino ai rilievi alpini. Il deflusso idrico nel sottosuolo, con andamento Nord-Sud, determina, per la presenza di livelli argillosi, la pressurizzazione dell'acquifero che assume pertanto carattere artesiano con pressioni alla testa dei pozzi comprese tra 1 e 3 atmosfere.
Le acque termali di Bibione Thermae hanno presenze di microelementi che attestano i contatti con la sottostante formazione calcarea mesozoica. Fin dai primi anni ottanta furono commissionate analisi geochimiche delle acque termali a vari Istituti, tra cui il C.N.R. di Pisa, l'Università di Padova e di Trieste. La classificazione idrogeochimica dei campioni è stata effettuata utilizzando il diagramma di Piper attraverso cui è stato possibile individuare l'uniformità delle acque provenienti dai due pozzi e la loro classificazione al tipo "bicarbonato alcalino", più in particolare di tipo "alcalino bicarbonato sodico".
In letteratura si definiscono bicarbonate le acque che possiedono l'anione bicarbonato HCO3 in modo predominante rispetto a tutti gli altri anioni. Tra le bicarbonate si distinguono le alcaline per la prevalenza del sodio con i catoni Na.
Le acque termali risultano, ora come allora, batteriologicamente pure ed in rapporto alla quantità di minerali disciolti sono classificate come medio-minerali.
Attraverso un'analisi più dettagliata dei rapporti tra i vari ioni presenti nell'acquifero, compiuta con diagrammi di correlazione dell'indagine geochimica isotopica e quella dei gas disciolti, si è accertato che i campioni presentano caratteristiche peculiari affini a quelli di acque termali di altre aree, appartenenti a circuiti termali profondi (Sedea 1995), ad ulteriore riprova della circolazione idrotermale profonda ed a garanzia della potenzialità e durata nel tempo della risorsa idrotermale.
Attualmente le analisi chimiche vengono effettuate dall'A.R.P.A.V. (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto), Ente accreditato per l'analisi dei campioni di acque termali della Regione Veneto.